21 Gennaio 202529 Marzo 2025 Sópa ‘d ranòci, Zuppa di ranocchi in dialetto romagnolo Zuppa di ranocchi romagnola Romagna 64. Pellegrino Artusi Certi usi del mercato di Firenze non mi vanno. Quando vi nettano i ranocchi, se non ci badate, gettano via le uova che sono le migliori. Le anguille si spellano. Le coscie e le lombate di castrato si vogliono vendere intere. Delle interiora del maiale si serba il fegato e la rete; di quelle della vitella di latte, il fegato e le animelle; il resto, compreso il polmone che, essendo tenero potrebbe servire, come in altri paesi, a fritto misto, si cede ai frattagliai che ordinariamente vendono queste frattaglie ai brodai. Forse in mano loro cascherà anche la così detta trippa di vitella di latte non avendola mai vista su quel mercato; ma essa in Romagna si dà per giunta, e al tempo dei piselli, messa arrosto morto con un pezzo di lombata, riesce tanto buona da preferirsi a questa. *** Avanti di descrivervi la zuppa di ranocchi voglio dirvi qualche cosa di questo anfibio dell’ordine de’ batraci (rana esculenta), perché, veramente, merita di essere notata la metamorfosi ch’esso subisce. Nel primo periodo della loro esistenza si vedono i ranocchi guizzare nelle acque in figura di un pesciolino tutto testa e coda che gli zoologi chiamano girino. Come i pesci, respira per branchie prima esterne, in forma di due pennacchietti, poscia interne, e nutrendosi in questo stato di vegetali ha l’intestino come quello di tutti gli erbivori, comparativamente ai carnivori, assai più lungo. A un certo punto del suo sviluppo, circa a due mesi dalla nascita, perde, per riassorbimento, la coda, sostituisce alle branchie i polmoni e mandando fuori gli arti, cioè le quattro zampe che prima non apparivano, si trasforma completamente e diventa una rana. Nutrendosi allora di sostanze animali, ossia di insetti, l’intestino si accorcia per adattarsi a questa sorta di cibo. È dunque erronea l’opinione volgare che i ranocchi siano più grassi nel mese di maggio perché mangiano il grano. Gli anfibi tutti, i rospi compresi, sono a torto perseguitati dal volgo essendo essi di grande utilità all’agricoltura, agli orti e ai giardini in ispecie, per la distruzione de’ vermi, delle lumache e de’ tanti insetti di cui si cibano. La pelle del rospo e della salamandra trasuda, è vero, un umore acre e velenoso; ma in sì piccola dose rispetto alla mucosità a cui si unisce, che non può recare nessun nocumento. Ed è appunto per questa mucosità, che la salamandra secerne in gran copia, che la medesima, potendo reggere per qualche istante all’ardore del fuoco, diede origine alla favola che tale anfibio sia dotato della virtù di restare incolume in mezzo alle fiamme. *** Il brodo dei ranocchi essendo rinfrescante e dolcificante viene raccomandato nelle malattie di petto, nelle infiammazioni lente degl’intestini ed è opportunamente usato sul finire delle malattie infiammatorie e in tutti quei casi in cui l’infermo ha bisogno di un nutrimento non stimolante. Le carni bianche, come quelle dei ranocchi, agnelli, capretti, pollastri, fagiani, ecc., essendo povere di fibrina e ricche di albumina, convengono alle persone di apparecchio digestivo delicato e molto impressionabili e a chi non affatica i muscoli col lavoro materiale. (64 zuppa di ranocchi) Zuppa di ranocchi romagnola Zuppa di ranocchi romagnola Sópa ‘d ranòci, Zuppa di ranocchi «Ravenna è la città romagnola dove è più diffusa la preparazione delle rane. Questa zuppa è infatti una delle sue migliori specialità. Per 6 persone procuratevi 1 kg. e ½ di rane ben pulite. Fate soffriggere in poco burro un trito di carote, cipolla e sedano, unite le rane e lasciatele rosolare appena un attimo. Aggiungete quindi la quantità d’acqua necessaria per ottenere il brodo, unite il sale e lasciate cuocere per circa 1 ora. Passate il liquido attraverso il colabrodo. Utilizzate il brodo di rane per preparare qualsiasi minestra, aggiungendo, se volete, dei pezzettini della carne delle rane.» La ricetta in dialetto romagnolo “Romagna in cucina” ed. Gulliver 1998 Ran-e pien-e, Rane ripiene e Ran-e friciolà an carpion, Rane fritte marinate. Ricette in dialetto piemontese Swikee Kodok Oh detail.jpg The Food at Davids Kitchen 169.jpg Zuppa di ranocchi romagnola Related Posts:Il croccante Baccalà frittoMangiari di QUARESIMA dei RICCHI e dei POVERI nelle…Fegato alla contadina con cipolle« Al Lovarìe », le Ghiottonerie di Carnevale nella…Agnello secondo l’ArtusiFegato di maiale (nella sua rete) di PetronillaFettuccine con sugo di rigaglie (interiora) di pollo…Lista delle vivande e cronaca della cena per le…Pane fritto al miele, ricette di ieri e di oggi ARTUSI CUCINA ITALIANA EMILIA e ROMAGNA MEDIOEVO. RINASCIMENTO primi ZUPPE, MINESTRE, passatelli RICETTARI. LIBRI e RIVISTE DI IERI RINASCIMENTO SEC. 1600,’700, ‘800, RISORGIMENTO secondi Artusi secondi PESCE Zuppe di pesce alla romagnolaricette con le ranezuppa di ranezuppa di ranocchie
Sópa ‘d ranòci, Zuppa di ranocchi «Ravenna è la città romagnola dove è più diffusa la preparazione delle rane. Questa zuppa è infatti una delle sue migliori specialità. Per 6 persone procuratevi 1 kg. e ½ di rane ben pulite. Fate soffriggere in poco burro un trito di carote, cipolla e sedano, unite le rane e lasciatele rosolare appena un attimo. Aggiungete quindi la quantità d’acqua necessaria per ottenere il brodo, unite il sale e lasciate cuocere per circa 1 ora. Passate il liquido attraverso il colabrodo. Utilizzate il brodo di rane per preparare qualsiasi minestra, aggiungendo, se volete, dei pezzettini della carne delle rane.» La ricetta in dialetto romagnolo “Romagna in cucina” ed. Gulliver 1998 Ran-e pien-e, Rane ripiene e Ran-e friciolà an carpion, Rane fritte marinate. Ricette in dialetto piemontese Swikee Kodok Oh detail.jpg The Food at Davids Kitchen 169.jpg